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Gli italiani leggono ebook?

La produzione:

 

Gli ultimi dati che abbiamo a disposizione sul mercato librario ce li fornisce L’AIE (Associazione Italiana Editori) riferiti all’anno 2015 e sono i seguenti:

 

Il primo numero: I nuovi titoli in formato cartaceo pubblicati dagli editori italiani sono stati 62.250;

 

Il secondo numero: I nuovi titoli in formato ebook (epub, mobi e html) pubblicati sono 56.727.

 

Possiamo considerare quindi la differenza tra i due numeri nell’ordine di solo il 9% ancora a favore dei “vecchi” libri cartacei.

 

Va fatta tuttavia una considerazione per avere più chiari i dati:

I numeri forniti sono infatti la somma dei codici isbn emessi e non è possibile assegnare un solo codice isbn sia alla versione cartacea che a quella digitale dello stesso titolo.

In altre parole tutti quei titoli presenti sul mercato nelle due versioni sono conteggiati sia nel primo gruppo di numeri che nel secondo, in quanto è stato a loro assegnato un codice isbn per la versione cartacea e un codice isbn per quella ebook.

In considerazione di questo (e se diamo per scontato che esistono nuovi Editori che pubblicano solo libri in formato digitale), i dati sulla produzione di ebook risultano a nostro avviso gravemente insufficienti. In una situazione ideale in cui un Editore mette a disposizione del suo lettore sia la versione cartacea che quella digitale di un suo nuovo libro, il secondo numero dovrebbe essere almeno maggiore del primo.

 

Ma perché si pubblicano ancora così pochi ebook in Italia?

 

Diciamocelo, il costo per la realizzazione di un ebook non è eccessivo (già solo per il fatto che è un libro che non deve essere stampato) ma rientra nella sfera di quelle operazioni editoriali che devono essere eseguite obbligatoriamente da professionisti formati (difficilmente ci si può arrangiare “in proprio” se non si hanno delle competenze specifiche). Per i non addetti ai lavori, un ebook, nella sua progettazione, è più simile ad un sito internet rispetto ad un libro a stampa. Le società editrici in Italia, per la quasi totalità, sono piccoli e piccolissimi editori (che occupano solo il 10% del mercato, ma questo è un altro discorso ndr), spesso composti dal solo Editore o anche da un solo redattore che porta avanti l’intera filiera. Queste situazioni rappresentano un universo imperscrutabile di casi che vanno dall’ottimo prodotto editoriale fatto in casa, al parvenu dell’ultima ora che definire “scarsamente professionale” potrebbe sembrare solo un eufemismo.

Questo universo di casi, con una struttura produttiva basilare, difficilmente vede nel proprio organico figure adattabili ad ogni contesto produttivo per cui anche la realizzazione di un ebook deve necessariamente essere affidata ad una società esterna, circostanza che può far abbandonare l’idea al piccolo editore poco lungimirante.

La scarsa produzione (o attenzione) da parte degli editori italiani per il formato digitale è la vera questione editoriale degli ultimi anni, un cane che si morde la coda e impedisce la maturazione di un mercato di lettori che al contrario sono già pronti a recepire (basti vedere i dati delle vendite di dispositivi come tablet e ebook-reader).

 

Le vendite degli ebook in italia:

 

Il terzo numero: in effetti nel 2015 la vendita degli ebook ha interrotto la sua corsa al rialzo, segnando per la prima volta un -5,6% (anche se riguarda essenzialmente la stessa parte di popolazione di circa 5 milioni di fruitori rispetto all’anno precedente) attestando l’introito in circa 51 milioni di euro, purtroppo a livelli ancora bassissimi in tutta la zona euro.

Fuori da tutte queste considerazioni c’è il mercato del selfpublishing, ovvero tutti quegli ebook senza codice isbn di cui difficilmente potremmo conoscere l’entità delle vendite anche perché il maggiore operatore sul mercato, Amazon, non fornisce dati a riguardo ma considerando che il mercato delle vendite online totale dei libri è solo del 14% si presume che le vendite dei prodotti da selfpublishing siano ininfluenti.

 

Siamo ormai a fine anno e aspettiamo i prossimi dati per il 2016 sperando in un deciso cambio di rotta che ad oggi vede l’Italia come fanalino di coda, purtroppo in linea con l’intero comparto dell’innovazione digitale.